Ripresa ancora debole. Per l’edilizia crisi senza fine
Ancora troppo deboli i segnali di ripresa che vengono dal mercato del lavoro. La situazione della provincia di Udine non si discosta dal quadro regionale, stando almeno ai principali indicatori già noti, su tutti la cassa integrazione, che vede le ore autoizzate in calo del 12%, dato sostanzialmente analogo a quello dell’intero Fvg (-13%).
In attesa dei dati Istat sull’andamento dell’occupazione a livello provinciale, che saranno noti soltanto a marzo, quella che emerge è una situazione ancora profondamente segnata dalla crisi, in particolare nel settore delle costruzioni, dove il calo delle imnprese attive, degli assunti e delle ore lavorate sembra inarrestabile, con una flessione di un ulteriore 10% rispetto al 2015. Il settore ha visto sostanzialmente dimezzare le sue dimensioni rispetto alla situazione pre-crisi, colpito com’è dalla doppia crisi delle commesse pubbliche e dell’edilizia privata, sia civile che commerciale. Da qui il rinnovato appello che la Cgil lancia anche a livello provinciale, con il segretario generale della Camera del lavoro di Udine Natalino Giacomini, per il varo di un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, a partire dalle scuole. È solo agendo sulla leva delle infrastrutture e delle opere pubbliche strategiche, oltre che investendo sulla messa in sicurezza e sul recupero degli edifici, che il volano dell’edilizia pulò ripartire.
Specchio di una crisi tutt’altro che superata anche l’andamento della cassa integrazione nella meccanica, il comparto chiave del manifatturiero, dove il ricorso agli ammortizzatori sociali nel 2016 è rimasto sostanzialmente immutato rispetto al 2015, mentre qualche segnale confortante arriva dal legno, dove il picco negativo sembra essere alle spalle, almeno a giudicare dal calo della Cig (-30). Se la situazione resta a macchia di leopardo, è evidente in ogni caso che siamo ancora lontani da un recupero occupazionale importante. Come già evidenziato dall’analisi di fine 2016 della Cgil Fvg, è vero che la tendenza al calo occupazionale sembra essersi fermata, ma non si è fermata quella alla precarizzazione del lavoro, testimoniata anche dall’esplosione dei voucher e del part-time forzato.
In attesa dei dati Istat sull’andamento dell’occupazione a livello provinciale, che saranno noti soltanto a marzo, quella che emerge è una situazione ancora profondamente segnata dalla crisi, in particolare nel settore delle costruzioni, dove il calo delle imnprese attive, degli assunti e delle ore lavorate sembra inarrestabile, con una flessione di un ulteriore 10% rispetto al 2015. Il settore ha visto sostanzialmente dimezzare le sue dimensioni rispetto alla situazione pre-crisi, colpito com’è dalla doppia crisi delle commesse pubbliche e dell’edilizia privata, sia civile che commerciale. Da qui il rinnovato appello che la Cgil lancia anche a livello provinciale, con il segretario generale della Camera del lavoro di Udine Natalino Giacomini, per il varo di un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, a partire dalle scuole. È solo agendo sulla leva delle infrastrutture e delle opere pubbliche strategiche, oltre che investendo sulla messa in sicurezza e sul recupero degli edifici, che il volano dell’edilizia pulò ripartire.
Specchio di una crisi tutt’altro che superata anche l’andamento della cassa integrazione nella meccanica, il comparto chiave del manifatturiero, dove il ricorso agli ammortizzatori sociali nel 2016 è rimasto sostanzialmente immutato rispetto al 2015, mentre qualche segnale confortante arriva dal legno, dove il picco negativo sembra essere alle spalle, almeno a giudicare dal calo della Cig (-30). Se la situazione resta a macchia di leopardo, è evidente in ogni caso che siamo ancora lontani da un recupero occupazionale importante. Come già evidenziato dall’analisi di fine 2016 della Cgil Fvg, è vero che la tendenza al calo occupazionale sembra essersi fermata, ma non si è fermata quella alla precarizzazione del lavoro, testimoniata anche dall’esplosione dei voucher e del part-time forzato.