Occupati in crescita nonostante il Covid
Sono decisamente
sorprendenti i dati Istat sull’andamento del lavoro nel quarto trimestre
2020 (Tutti i dati nella sezione Osservatorio del sito Cgil Fvg.it). La rilevazione dell’istituto evidenzia infatti nella nostra
regione un andamento positivo, con un picco di occupati che sale di
quasi 10mila posti rispetto ai numeri del trimestre estivo, già in
ripresa, e di 8mila sul quarto trimestre 2019, quando del Covid e dei
suoi devastanti effetti sull’economia ancora non c’era traccia. A far
segnare un deciso incremento è stata in particolare l’occupazione
femminile, che dalle precedenti rilevazioni appariva come la più
penalizzata dalla pandemia, essendo concentrata prevalentemente nel
terziario. Con 290mila occupati maschi, sostanzialmente stabili sui
livelli 2019 e dei precedenti trimestri, e 232mila occupate, oltre
10mila in più rispetto al dato luglio-settembre, il Friuli Venezia
Giulia tocca un picco trimestrale di 521.500 occupati: un valore che per
la prima volta lo riporta sui livelli pre-crisi, anche se la media
annua è di 513.500, peraltro la più alta mai segnata a partire dal 2010,
con un incremento di 2mila occupati rispetto alla media 2019.
sorprendenti i dati Istat sull’andamento del lavoro nel quarto trimestre
2020 (Tutti i dati nella sezione Osservatorio del sito Cgil Fvg.it). La rilevazione dell’istituto evidenzia infatti nella nostra
regione un andamento positivo, con un picco di occupati che sale di
quasi 10mila posti rispetto ai numeri del trimestre estivo, già in
ripresa, e di 8mila sul quarto trimestre 2019, quando del Covid e dei
suoi devastanti effetti sull’economia ancora non c’era traccia. A far
segnare un deciso incremento è stata in particolare l’occupazione
femminile, che dalle precedenti rilevazioni appariva come la più
penalizzata dalla pandemia, essendo concentrata prevalentemente nel
terziario. Con 290mila occupati maschi, sostanzialmente stabili sui
livelli 2019 e dei precedenti trimestri, e 232mila occupate, oltre
10mila in più rispetto al dato luglio-settembre, il Friuli Venezia
Giulia tocca un picco trimestrale di 521.500 occupati: un valore che per
la prima volta lo riporta sui livelli pre-crisi, anche se la media
annua è di 513.500, peraltro la più alta mai segnata a partire dal 2010,
con un incremento di 2mila occupati rispetto alla media 2019.
L’ANALISI. I dati
Istat, rielaborati e pubblicati nella sezione Osservatorio di questo
sito, sono ancor più sorprendenti se si considera che, oltre a una
propensione al lavoro stabile (gli attivi si attestano sui numeri 2019),
la crescita riguarda soprattutto gli orari a tempo pieno, mentre è più
contenuto l’incremento del part-time, e sembra consolidarsi una
mini-ripresa occupazionale nella fascia sotto i 35 anni, anche se in
generale prosegue il processo di invecchiamento progressivo della forza
lavoro (in 10 anni gli under 45, che nel 2010 sfioravano il 60%, sono
scesi sotto il 45% del totale degli occupati). Quanto al tasso di
disoccupazione, a livello regionale scende di mezzo punto percentuale,
dal 6,1% del 2019 al 5,6%, riducendosi sia per gli uomini (4,2%) che per
le donne (7,4%).
Istat, rielaborati e pubblicati nella sezione Osservatorio di questo
sito, sono ancor più sorprendenti se si considera che, oltre a una
propensione al lavoro stabile (gli attivi si attestano sui numeri 2019),
la crescita riguarda soprattutto gli orari a tempo pieno, mentre è più
contenuto l’incremento del part-time, e sembra consolidarsi una
mini-ripresa occupazionale nella fascia sotto i 35 anni, anche se in
generale prosegue il processo di invecchiamento progressivo della forza
lavoro (in 10 anni gli under 45, che nel 2010 sfioravano il 60%, sono
scesi sotto il 45% del totale degli occupati). Quanto al tasso di
disoccupazione, a livello regionale scende di mezzo punto percentuale,
dal 6,1% del 2019 al 5,6%, riducendosi sia per gli uomini (4,2%) che per
le donne (7,4%).
LE PROVINCE.
Analizzando i numeri delle singole province, la performance migliore è
quella di Trieste, con 2.300 occupati in più rispetto al 2019 e una
disoccupazione che scende al 4,3%. Occupati in crescita (+700) anche a
Pordenone, dove si registra la disoccupazione più bassa (3,2%). Lieve
calo degli occupati (-5009 e disoccupazione sostanzialmente stabile (7%)
a Udine, mentre fa peggio la “piccola” Gorizia, con 900 posti persi e
il tasso di senza lavoro in aumento di quasi un punto (8,4%, con una
punta dell’11,1% per le donne).
Analizzando i numeri delle singole province, la performance migliore è
quella di Trieste, con 2.300 occupati in più rispetto al 2019 e una
disoccupazione che scende al 4,3%. Occupati in crescita (+700) anche a
Pordenone, dove si registra la disoccupazione più bassa (3,2%). Lieve
calo degli occupati (-5009 e disoccupazione sostanzialmente stabile (7%)
a Udine, mentre fa peggio la “piccola” Gorizia, con 900 posti persi e
il tasso di senza lavoro in aumento di quasi un punto (8,4%, con una
punta dell’11,1% per le donne).
I SETTORI.
Nell’ambito di un quadro complessivo sorprendente, l’andamento
dell’occupazione nei singoli settori è più in linea con le attese: a
trainare l’incremento degli occupati è infatti il manifatturiero, con un
balzo di 8.500 occupati rispetto al dato medio 2019, mentre i servizi
(-5mila occupati) pagano un inevitabile dazio all’epidemia, sia pure
meno pesante rispetto a quelle che potevano essere alle attese. In calo,
secondo i dati Istat, anche l’agricoltura, con una flessione di 1.400
occupato sul 2019.
Nell’ambito di un quadro complessivo sorprendente, l’andamento
dell’occupazione nei singoli settori è più in linea con le attese: a
trainare l’incremento degli occupati è infatti il manifatturiero, con un
balzo di 8.500 occupati rispetto al dato medio 2019, mentre i servizi
(-5mila occupati) pagano un inevitabile dazio all’epidemia, sia pure
meno pesante rispetto a quelle che potevano essere alle attese. In calo,
secondo i dati Istat, anche l’agricoltura, con una flessione di 1.400
occupato sul 2019.
LA CGIL. «Se una
tenuta del manifatturiero era nelle attese, francamente non era lecito
attendersi un incremento così marcato, che spinge il Fvg addirittura
sopra i livelli del 2019 e su un picco, quello toccato nel 4° trimestre,
vicino ai valori pre 2009. Incide senz’altro il blocco dei
licenziamenti, che com’era indispensabile è stato prorogato fino a
giugno, ma crediamo che incida anche una modalità di rilevazione che non
tiene sufficientemente conto dell’intensità del ricorso alla cassa
integrazione e degli orari di lavoro». Questo il commento di Susanna
Pellegrini, responsabile politiche del lavoro della segreteria regionale
Cgil, che giudica improrogabile una «profonda revisione» degli attuali
criteri di rilevazione sulle dinamiche occupazionali: «Le modifiche che
l’Istat adotterà a partire da quest’anno ““ spiega, a margine del
direttivo regionale della confederazione, tenutosi questa mattina ““
vanno nella giusta direzione, ma sono insufficienti a fornire in modo
tempestivo e attendibile il reale polso del mercato del lavoro.
Necessario inoltre attivarsi anche a livello regionale, mettendo in rete
Inps e uffici del lavoro, per rilevare in tempo reale e mettere a
disposizione delle forze sociali e dell’opinione pubblica la dinamica di
assunzioni, licenziamenti e tipologie contrattuali. In particolare di
fronte a crisi epocali come quella che stiamo attraversando, infatti, è
indispensabile dotarsi di strumenti di rilevazione e di analisi più
tempestivi e attendibili, presupposto indispensabile anche per misure
più incisive e efficaci, sia sul fronte degli ammortizzatori che su
quello delle politiche attive per l’impiego».
tenuta del manifatturiero era nelle attese, francamente non era lecito
attendersi un incremento così marcato, che spinge il Fvg addirittura
sopra i livelli del 2019 e su un picco, quello toccato nel 4° trimestre,
vicino ai valori pre 2009. Incide senz’altro il blocco dei
licenziamenti, che com’era indispensabile è stato prorogato fino a
giugno, ma crediamo che incida anche una modalità di rilevazione che non
tiene sufficientemente conto dell’intensità del ricorso alla cassa
integrazione e degli orari di lavoro». Questo il commento di Susanna
Pellegrini, responsabile politiche del lavoro della segreteria regionale
Cgil, che giudica improrogabile una «profonda revisione» degli attuali
criteri di rilevazione sulle dinamiche occupazionali: «Le modifiche che
l’Istat adotterà a partire da quest’anno ““ spiega, a margine del
direttivo regionale della confederazione, tenutosi questa mattina ““
vanno nella giusta direzione, ma sono insufficienti a fornire in modo
tempestivo e attendibile il reale polso del mercato del lavoro.
Necessario inoltre attivarsi anche a livello regionale, mettendo in rete
Inps e uffici del lavoro, per rilevare in tempo reale e mettere a
disposizione delle forze sociali e dell’opinione pubblica la dinamica di
assunzioni, licenziamenti e tipologie contrattuali. In particolare di
fronte a crisi epocali come quella che stiamo attraversando, infatti, è
indispensabile dotarsi di strumenti di rilevazione e di analisi più
tempestivi e attendibili, presupposto indispensabile anche per misure
più incisive e efficaci, sia sul fronte degli ammortizzatori che su
quello delle politiche attive per l’impiego».