«Accoglienza diffusa, gli Ambiti facciano la loro parte»

«Siamo consapevoli che il nostro
modello di accoglienza diffusa non può gravare soltanto sulle spalle dei
Comuni. Proprio per questo abbiamo scelto gli ambiti socio-sanitari
come bacino di riferimento, consapevoli che gli ambiti hanno la
struttura e le competenze per gestire gli interventi previsti. Se non
sono in grado di farlo devono organizzarsi meglio, perché la Regione non
può far loro da balia». Lo ha dichiarato l’assessore regionale
all’immigrazione Gianni Torrenti intervenendo a un convegno
sull’emergenza profughi organizzato dalla Cgil, alla presenza del
segretario regionale Franco Belci, del fondatore del centro Balducci don
Pierluigi di Piazza, dell’assessore provinciale all’immigrazione della
Provincia di Gorizia Ilaria Cecot e di Gianfranco Schiavone, presidente
del Consorzio italiano di solidarietà .
La replica di Torrenti nasce
anche dalle sollecitazioni del sindaco di Udine Furio Honsell, che nel
suo saluto iniziale ha chiesto alla Regione di «non lasciare soli i
Comuni», e del segretario regionale della Cgil Franco Belci. «Quello
dell’accoglienza diffusa è un buon modello ““ ha dichiarato quest’ultimo ““
ma bisogna renderlo gestibile, perché ci sono delle strozzature. Chi lo
contesta e chi rifiuta l’accoglienza, in ogni caso, dovrebbe spiegare
bene se ha soluzioni alternative per gestire un problema che è di scala
mondiale e che non può essere affrontato con i respingimenti. Le forze
politiche che sostengono questo mentono ai propri elettori».
Più
critici nei confronti della Regione Ilaria Cecot e don Di Piazza.
Quest’ultimo, in particolare, ha duramente stigmatizzato i limiti del
nostro modello di accoglienza: «Non capisco come possa questa Regione
considerarsi un esempio quando casi come quello di Gorizia finiscono
sulle pagine dei grandi quotidiani nazionali e quando abbiamo ancora
centinaia di persone che bivaccano per strada». Queste le parole di Di
Piazza, che ha anche sollecitato la Regione ad aprire un tavolo
permanente sui profughi, con il coinvolgimento diretto di tutti i
soggetti impegnati nell’accoglienza.
«Un tavolo c’è già », ha risposto
da parte sua Torrenti, pronto ad allargare ad altri soggetti il
coordinamento tra assessorati e Comuni Sprar già  in corso di
costituzione, che sarà  operativo, ha aggiunto l’assessore, dalla fine di
questo mese. Per Torrenti, in ogni caso, l’Italia e il Fvg hanno tutte
le possibilità  di governare un’emergenza che numericamente ha un impatto
assolutamente gestibile: «Il numero di primi richiedenti asilo in
Italia nei primi sei mesi del 2015 è di 240 persone per ogni milione di
abitanti, il 30% in meno della media europea. Quanto alle persone ancora
accampate in strada in regione, oggi sono 300 come all’inizio
dell’anno, ma i profughi presenti sul territorio sono 3.400, contro i
790 di dieci mesi fa. Questo vuol dire che qualche passo in avanti
l’abbiamo fatto».