Servizi ai disabili, preoccupa il “trasloco” dagli enti locali
Il trasferimento in ambito sanitario del settore dei servizi per i disabili, fino ad oggi inserito nel comparto unico enti locali, desta preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati di categoria. A lanciare l’allarme sono Fp Cgil Cisl Fp Cisal Enti locali della provincia di Udine, assieme alle Rsu di Poa e Campp, in un comunicato che solleva timori e incertezze sul futuro del servizio, che Il servizio conta più di mille utenti e oltre100 operatori tra educatori, tecnici e mediatori dell’inserimento lavorativo, personale amministrativo e personale tecnico, dipendenti di alcune importanti realtà quali Poa, Campp, Sil e della pianta organica aggiuntiva dei comuni. «L’introduzione della legge 16/2022 – si legge nel comunicato – ha gettato un’ombra di incertezza sul futuro di questi servizi e sul ruolo dei dipendenti che vi operano. La prospettiva di un possibile passaggio di questi enti a vocazione sociale sotto la gestione sanitaria suscita legittime preoccupazioni tra i lavoratori, i quali temono che ciò possa compromettere l’approccio educativo e sociale che ha sin qui caratterizzato il loro agire, compromettendo anche l’efficacia delle loro azioni e prospettando il rischio di una “sanitarizzazione” della disabilità».
Di particolare rilievo, per sindacati e lavoratori, il nodo «del riconoscimento delle competenze e dei ruoli del personale educativo, tecnico e amministrativo», dal momento che la legge 16/2022 «non fornisce ancora chiarezza sulle modalità con cui queste figure saranno inquadrate nel nuovo riassetto organizzativo, né sul mantenimento dei loro diritti e delle loro condizioni lavorative». Da qui la richiesta alle istituzioni e all’Asufc, sotto la cui gestione ricadrà il settore, di «un’attenzione costante su questa delicata problematica lavorativa e sociale» e di «soluzioni concrete che tutelino i diritti e i contratti dei dipendenti, garantendo al contempo la qualità e l’efficacia dei servizi offerti alle persone con disabilità e alle loro famiglie».
Il timore è che «la legge 16/22, per come è stata presentata ed approvata, senza un confronto sulle tematiche occupazionali, professionali e di valorizzazione delle figure operanti nei servizi per la disabilità, possa portare in un futuro non molto lontano a un impoverimento dell’offerta nel suo insieme». Preoccupazione, questa, che riguarda sia le possibili ricadute in termini di posti di lavoro pubblici sia sulla qualità dei servizi, con la prospettiva di «un ridimensionamento del valore del lavoro pubblico a favore di un privato sì accreditato, ma che deve fare sempre e comunque utili di bilancio».