Mercatone Uno è fallita. I sindacati chiedono l’intervento del Mise
Con sentenza del 23 maggio, il Tribunale di Milano ha decretato il
fallimento della Shernon, azienda che aveva acquisito lo scorso anno
dalla ditta Mercatone Uno in amministrazione straordinaria ben 55 punti
vendita, con l’obbligo assuntivo di oltre 2000 lavoratori. In realtà ,
sino a questo momento, la stessa era subentrata solo in 47 punti vendita
con l’impiego di oltre 1800 risorse umane. Si ricorda che, la vendita
dei 55 punti vendita fu proposta dall’ amministrazione straordinaria,
dopo una lunga trattativa con i soci di Shernon, ritenuta degna di un
positivo riscontro da parte del comitato di vigilanza del Mise.
Successivamente, e dopo una lunga e difficile trattativa, Filcams,
Fisascat e Uiltucs, presso il Mise stipularono un accordo sindacale
regolante il passaggio dei lavoratori, ben consci che, senza l’accordo,
la vendita non si sarebbe perfezionata e sarebbe intervenuto il
fallimento già a luglio 2018 con la conseguente perdita dei posti di
lavoro e delle relative professionalità .
Già nei primi mesi
dell’ingresso di Shernon, buona parte dei soci che avevano costituito la
società ad hoc per l’acquisizione, sono fuoriusciti dall’assett
societario, senza destare alcun allarme da parte dei commissari che
erano preposti a sovrintendere le operazioni. Col passare del tempo, la
mancan za di finanziamenti e di liquidità ha fatto sì che, già negli
ultimi mesi del 2018, la merce nei magazzini, e di conseguenza nei
negozi, cominciasse a scarseggiare. A marzo 2019, come denunciato dalle
tre federazioni confederate, i punti vendita risultavan o sprovvisti di
merce e la stessa non veniva più consegnata sebbene già venduta e pagata
dagli acquirenti. Nell’incontro tenutosi a marzo fra Filcams, Fisascat,
Uiltucs e l’amministratore delegato di Shernon, quest’ultimo
preannunciava un imminente capitalizzazione della Shernon e informava
le rappresentanze sindacali in merito ad una non meglio precisata
trattativa con potenziali investitori.
La ricapitalizzazione
annunciata doveva esser effettuata entro la fine di marzo e presupponeva
un investimento pari a circa 20 milioni, cifra che, da subio, le
organizzazioni di categoria hanno ritenuto assolutamente insufficiente a
garantire la ripresa dell’azienda. A metà aprile, senza darne
informazione alcuna, nemmeno al Mise, l’azienda ha presentato istanza di
concordato preventivo presso il tribunale di Milano. La decisione
assunta il 23 maggio dal tribunale ddimostra che le preoccupazioni delle
tre sigle sindacali erano del tutto fondate e che, la situazione è
molto più grave di quanto l’amministratore delegato di Shernon abbia
raccontato al Mise il 18 di aprile e ai lavoratori nei vari comunicati
ad essi diretti.
Filcams, Fisascat, Uiltucs si sono già attivate
presso il Mise per avere un incontro in tempi brevi con
l’amministrazione straordinaria di Mercatone e con il curatore
fallimentare di Shernon. È urgente ed indispensabile l’intervento del
Mise per salvaguardare i lavoratori e preservare il futuro delle loro
famiglie. Dopo anni di incertezza, Shernon aveva rappresentato il lumino
nel quale tutti avevano riposto le loro speranze e la propria capacità
di progettare un futuro. Il fallimento sembra aver reso nulli i
sacrifici e gettato le maestranze in uno stato di profonda angoscia.
Serve, dichiarano i sindacati, un intervento tempestivo capace di dare
le opportune garanzie.
fallimento della Shernon, azienda che aveva acquisito lo scorso anno
dalla ditta Mercatone Uno in amministrazione straordinaria ben 55 punti
vendita, con l’obbligo assuntivo di oltre 2000 lavoratori. In realtà ,
sino a questo momento, la stessa era subentrata solo in 47 punti vendita
con l’impiego di oltre 1800 risorse umane. Si ricorda che, la vendita
dei 55 punti vendita fu proposta dall’ amministrazione straordinaria,
dopo una lunga trattativa con i soci di Shernon, ritenuta degna di un
positivo riscontro da parte del comitato di vigilanza del Mise.
Successivamente, e dopo una lunga e difficile trattativa, Filcams,
Fisascat e Uiltucs, presso il Mise stipularono un accordo sindacale
regolante il passaggio dei lavoratori, ben consci che, senza l’accordo,
la vendita non si sarebbe perfezionata e sarebbe intervenuto il
fallimento già a luglio 2018 con la conseguente perdita dei posti di
lavoro e delle relative professionalità .
Già nei primi mesi
dell’ingresso di Shernon, buona parte dei soci che avevano costituito la
società ad hoc per l’acquisizione, sono fuoriusciti dall’assett
societario, senza destare alcun allarme da parte dei commissari che
erano preposti a sovrintendere le operazioni. Col passare del tempo, la
mancan za di finanziamenti e di liquidità ha fatto sì che, già negli
ultimi mesi del 2018, la merce nei magazzini, e di conseguenza nei
negozi, cominciasse a scarseggiare. A marzo 2019, come denunciato dalle
tre federazioni confederate, i punti vendita risultavan o sprovvisti di
merce e la stessa non veniva più consegnata sebbene già venduta e pagata
dagli acquirenti. Nell’incontro tenutosi a marzo fra Filcams, Fisascat,
Uiltucs e l’amministratore delegato di Shernon, quest’ultimo
preannunciava un imminente capitalizzazione della Shernon e informava
le rappresentanze sindacali in merito ad una non meglio precisata
trattativa con potenziali investitori.
La ricapitalizzazione
annunciata doveva esser effettuata entro la fine di marzo e presupponeva
un investimento pari a circa 20 milioni, cifra che, da subio, le
organizzazioni di categoria hanno ritenuto assolutamente insufficiente a
garantire la ripresa dell’azienda. A metà aprile, senza darne
informazione alcuna, nemmeno al Mise, l’azienda ha presentato istanza di
concordato preventivo presso il tribunale di Milano. La decisione
assunta il 23 maggio dal tribunale ddimostra che le preoccupazioni delle
tre sigle sindacali erano del tutto fondate e che, la situazione è
molto più grave di quanto l’amministratore delegato di Shernon abbia
raccontato al Mise il 18 di aprile e ai lavoratori nei vari comunicati
ad essi diretti.
Filcams, Fisascat, Uiltucs si sono già attivate
presso il Mise per avere un incontro in tempi brevi con
l’amministrazione straordinaria di Mercatone e con il curatore
fallimentare di Shernon. È urgente ed indispensabile l’intervento del
Mise per salvaguardare i lavoratori e preservare il futuro delle loro
famiglie. Dopo anni di incertezza, Shernon aveva rappresentato il lumino
nel quale tutti avevano riposto le loro speranze e la propria capacità
di progettare un futuro. Il fallimento sembra aver reso nulli i
sacrifici e gettato le maestranze in uno stato di profonda angoscia.
Serve, dichiarano i sindacati, un intervento tempestivo capace di dare
le opportune garanzie.