«Lavoro, nuove strategie per incrociare domanda e offerta e arginare il precariato»
«Il disallineamento tra domanda e
offerta che caratterizza il nostro mercato del lavoro è un problema reale.
Esiste però una contraddizione tra le difficoltà segnalate da Confindustria e i
dati sulle assunzioni nel primo trimestre: al di là del rallentamento delle
assunzioni e della riduzione del saldo positivo tra assunti e cessati, che
erano effetti attesi visti i segnali di rallentamento dell’economia, non si può
non evidenziare infatti come resti troppo alto il ricorso a contratti a tempo determinato e al lavoro somministrato, nettamente prevalenti rispetto alle
assunzioni a tempo indeterminato. Inoltre sarebbe utile individuare con
precisione le professionalità e le qualifiche che non si trovano per rendere
più efficace l’incontro tra domanda e offerta, da rafforzare anche attraverso
l’impegno delle imprese a utilizzare con contratti stabili i lavoratori formati
o riqualificati». Il segretario generale della Cgil Udine commenta così i
numeri diffusi stamane da Confindustria Udine e le dichiarazioni della
presidente degli industriali Anna Mareschi Danieli.
«Danieli e molti altri
imprenditori ““ commenta Giacomini ““ continuano da un lato a lamentare la
carenza di figure specializzate, dall’altro a rivendicare la necessità di una
riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Sono entrambe due esigenze
condivisibili, ma c’è anche la necessità di un impegno più attivo delle
categorie, a partire da Confindustria, per contribuire a innovare e migliorare
le strategie di questa Regione in materia di politiche attive del lavoro. Non
soltanto con proposte e soluzioni tese a rendere più efficace l’azione degli
enti di formazione e degli stessi centri per l’impiego, attraverso i quali passa
attualmente solo il 6% delle assunzioni, ma anche con una politica diversa da
parte delle imprese, capace di attrarre e valorizzare le professionalità attraverso
un maggiore ricorso a contratti stabili e adeguatamente retribuiti, ovvero in una
direzione opposta da quella sin qui praticata. Non si può infatti pensare di
affrontare le sfide sempre più complesse poste dall’economia globale ““ conclude
il segretario provinciale della Cgil ““ proseguendo sulla strada di una
progressiva precarizzazione e destrutturazione del mercato del lavoro».
offerta che caratterizza il nostro mercato del lavoro è un problema reale.
Esiste però una contraddizione tra le difficoltà segnalate da Confindustria e i
dati sulle assunzioni nel primo trimestre: al di là del rallentamento delle
assunzioni e della riduzione del saldo positivo tra assunti e cessati, che
erano effetti attesi visti i segnali di rallentamento dell’economia, non si può
non evidenziare infatti come resti troppo alto il ricorso a contratti a tempo determinato e al lavoro somministrato, nettamente prevalenti rispetto alle
assunzioni a tempo indeterminato. Inoltre sarebbe utile individuare con
precisione le professionalità e le qualifiche che non si trovano per rendere
più efficace l’incontro tra domanda e offerta, da rafforzare anche attraverso
l’impegno delle imprese a utilizzare con contratti stabili i lavoratori formati
o riqualificati». Il segretario generale della Cgil Udine commenta così i
numeri diffusi stamane da Confindustria Udine e le dichiarazioni della
presidente degli industriali Anna Mareschi Danieli.
«Danieli e molti altri
imprenditori ““ commenta Giacomini ““ continuano da un lato a lamentare la
carenza di figure specializzate, dall’altro a rivendicare la necessità di una
riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Sono entrambe due esigenze
condivisibili, ma c’è anche la necessità di un impegno più attivo delle
categorie, a partire da Confindustria, per contribuire a innovare e migliorare
le strategie di questa Regione in materia di politiche attive del lavoro. Non
soltanto con proposte e soluzioni tese a rendere più efficace l’azione degli
enti di formazione e degli stessi centri per l’impiego, attraverso i quali passa
attualmente solo il 6% delle assunzioni, ma anche con una politica diversa da
parte delle imprese, capace di attrarre e valorizzare le professionalità attraverso
un maggiore ricorso a contratti stabili e adeguatamente retribuiti, ovvero in una
direzione opposta da quella sin qui praticata. Non si può infatti pensare di
affrontare le sfide sempre più complesse poste dall’economia globale ““ conclude
il segretario provinciale della Cgil ““ proseguendo sulla strada di una
progressiva precarizzazione e destrutturazione del mercato del lavoro».