Grande distribuzione: no alle elemosine, serve un contratto vero
Non un aumento contrattato, ma un piccolo incremento salariale di 30 euro mensili deciso unilateralmente. È quanto annunciato per luglio da Federdistribuzione, l’associazione di categoria che rappresenta i principali gruppi della grande distribuzione, dopo lo scisma da Confocmmercio, consumatasi proprio per il rifiuto a rinnovare il contratto nazionale siglato nel marzo del 2015. Un rinnovo che Federdistribuzione si ostina a negare, annunciando anche ““ per settembre ““ l’uscita dall’ente bilaterale del commercio, altra scelta che penalizzerà i lavoratori, privandoli delle importanti prestazioni garantite da questo organismo, in cambio del triplo delle trattenute fatte mensilmente per finanziarne le prestazioni (ma a costo zero per le aziende).
La Filcams-Cgil, assieme ai sindacati di categoria di Cisl e Uil, contesta duramente questa impostazione. A dire perché il segretario della Filcams di Udine Francesco Buonopane: «Innanzitutto perché ““ spiega ““ i contratti collettivi nazionali sono gli unici contenitori all’interno dei quali le parti concordano il salario con i relativi aumenti, le condizioni di lavoro, il welfare aziendale e la bilateralità . Scegliendo unilateralmente, le aziende mortificano la contrattazione, rendendo sempre più difficile e complesso addivenire ad accordi condivisi. Non solo: ogni azione unilaterale, in quanto tale, è sempre modificabile o revocabile. Quanto all’uscita dall’ente bilaterale, il contributo che le imprese comunicano di voler riconoscere in cambio ai lavoratori non è altro che la somma di quanto oggi trattenuto ai lavoratori e dei versamenti a carico delle aziende, rispettivamente lo 0,05% e lo 0,10% su paga base e contingenza, togliendo però quella mutualità che oggi esiste e funziona».
Per quanto riguarda i 30 euro di incremento salariale, è molto meno di quanto già riconosciuto ai lavoratori delle aziende aderenti a Confcommercio in base al nuovo contratto, rifiutato da Federdistribuzione. «A luglio 2017 ““ spiega ancora Buonopane ““ un lavoratore di IV livello Confcommercio ha maturato aumenti contrattuali pari a 1.125 euro, a fronte di soli 300 euro di scatti non contrattati riconosciuti nella grande distribuzione. Perché Federdistribuzione ““ conclude Buonopane ““di fatto non vuole un contratto, ma lo sostituisce con un regolamento aziendale, mentre noi continuiamo a batterci per un contratto vero, ottenuto dai lavoratori attraverso chi li rappresenta».