«Sanità , Regione e Azienda 3 non sottovalutino i timori dei cittadini»
«I sindacati continuano a condividere lo spirito della riforma sanitaria, ma un conto sono i principi, altro la loro applicazione pratica. E il timore di una parte consistente dei cittadini di vedere depauperata la sanità nel territorio dell’alto e medio Friuli deve trovare una risposta positiva da parte della Giunta regionale e dell’Aas3, alla quale chiediamo l’attivazione immediata di un tavolo di confronto periodico per monitorare l’iter di applicazione della riforma». Questo l’appello lanciato a Venzone da Cgil, Cisl e Uil, nel corso di un incontro con l’assessore regionale alla Sanità Maria Sandra Telesca e il direttore generale dell’Azienda sanitaria n. 3 Pier Paolo Benetollo, cui ha partecipato anche l’ex assessore Ezio Beltrame in rappresentanza dei medici di base.
CONFRONTO PRAGMATICO. Il confronto, come hanno spiegato Franco Barera (Cgil), Ferruccio Viotto (Uil) e Franco Colautti (Cisl), è stato chiesto per un «confronto a 360 gradi sul percorso di applicazione della riforma, evitando da un lato strumentalizzazioni politiche, ma senza sottovalutare le criticità ». Ecco perché Cgil-Cisl-Uil, «pur condividendo la necessità di un ripensamento radicale della nostra organizzazione sanitaria, che non può più essere basata sugli ospedali ma deve avere nel territorio il suo nuovo baricentro», hanno presentato all’assessore Telesca e ai vertici dell’Aas 3 un dettagliato elenco di problemi aperti, chiedendo «risposte chiare» sulle cause e sui tempi di intervento e non senza rimarcare, inoltre, la riforma delle autonomie locali e il tormentato avvio delle Uti stiano determinando «una difficoltà crescente a trovare un referente istituzionale cui segnalare le diverse criticità che emergono».
RIORGANIZZAZIONE DIFFICILE. Uno dei nodi evidenziati riguarda la scelta di accorpare il distretto di Codroipo all’Azienda 3, vista l’unificazione di Bassa Friulana e Isontino nell’azienda 2. «Una ridefinizione che sta creando notevoli problemi di gestione della riforma», denunciano i sindacati, preoccupati anche dalle difficoltà di integrazione tra i poli di San Daniele, Tolmezzo e Gemona. Tra le criticità evidenziate anche l’esigenza di investimenti tecnologici e di nuove assunzioni per far decollare la day surgery a Gemona, i tempi di attesa per alcune prestazioni, l’intasamento delle medicine a San Daniele, il mancato avvio dell’auto medica a Tolmezzo, l’insufficiente integrazione tra strutture sanitarie e servizi socio-sanitari, «nervi scioperti di un sistema che, pur dichiarando il giusto obiettivo di investire maggiormente sulla prevenzione e sulla presa in carico post-ospedaliera, spesso non riesce a metterlo in pratica».
PERSONALE E TRASPORTI. Se da un lato il sindacato non manca di riconoscere risultati positivi come la riorganizzazione dell’emergenza con 4 punti ambulanza e la dialisi a domicilio, dall’altro chiede di intensificare gli sforzi per potenziare realmente il territorio, anche attraverso nuove assunzioni. Sempre sul versante personale, preoccupa anche il fatto che l’allargamento territoriale dell’Aas 3 abbia comportato un maggiore investimento sulle figure di coordinamento e direzione, a scapito degli organici diretti. Organici che scontano anche il fatto che il 13% degli operatori lavori part-time, spesso forzato; che quasi il 26% presenta inidoneità alle mansioni e che la ripresa delle assuznioni non basti a compensare l’esodo, a livello regionale, di oltre 1.000 addetti dal 2010, senza considerare le ore di straordinario non pagate e le ferie non godute. A ostacolare un’efficace riorganizzazione, inoltre, i ritardi nella messa in rete digitale tra gli ospedali di Tolmezzo e San Daniele e una rete di trasporti insufficiente a garantire un’integrazione reale e non penalizzante per i cittadini, a partire da quelli più anziani.
MEDICI DI BASE. Fondamentale per il successo della riforma, secondo i sindacati, il contributo dei medici di base. Di positivo, su questo versante, c’è l’adesione di 134 medici alle aggregazioni funzionali (Aft), la nascita di 4 centri di assistenza primaria (Tarvisio, Buja-Majano, Ovaro e Mortegliano) e la costituzione dei gruppi funzionali, che dovrebbe garantire l’attesa estensione degli orari di visita, riducendo la pressione su ospedali e pronto soccorso. I sindacati sollecitano però i medici e l’Aas 3 a un’informazione più capillare su queste iniziative e sul loro impatto, chiedendo anche una sede di confronto permanente con le organizzazioni di rappresentanza dei medici.
CONFRONTO PRAGMATICO. Il confronto, come hanno spiegato Franco Barera (Cgil), Ferruccio Viotto (Uil) e Franco Colautti (Cisl), è stato chiesto per un «confronto a 360 gradi sul percorso di applicazione della riforma, evitando da un lato strumentalizzazioni politiche, ma senza sottovalutare le criticità ». Ecco perché Cgil-Cisl-Uil, «pur condividendo la necessità di un ripensamento radicale della nostra organizzazione sanitaria, che non può più essere basata sugli ospedali ma deve avere nel territorio il suo nuovo baricentro», hanno presentato all’assessore Telesca e ai vertici dell’Aas 3 un dettagliato elenco di problemi aperti, chiedendo «risposte chiare» sulle cause e sui tempi di intervento e non senza rimarcare, inoltre, la riforma delle autonomie locali e il tormentato avvio delle Uti stiano determinando «una difficoltà crescente a trovare un referente istituzionale cui segnalare le diverse criticità che emergono».
RIORGANIZZAZIONE DIFFICILE. Uno dei nodi evidenziati riguarda la scelta di accorpare il distretto di Codroipo all’Azienda 3, vista l’unificazione di Bassa Friulana e Isontino nell’azienda 2. «Una ridefinizione che sta creando notevoli problemi di gestione della riforma», denunciano i sindacati, preoccupati anche dalle difficoltà di integrazione tra i poli di San Daniele, Tolmezzo e Gemona. Tra le criticità evidenziate anche l’esigenza di investimenti tecnologici e di nuove assunzioni per far decollare la day surgery a Gemona, i tempi di attesa per alcune prestazioni, l’intasamento delle medicine a San Daniele, il mancato avvio dell’auto medica a Tolmezzo, l’insufficiente integrazione tra strutture sanitarie e servizi socio-sanitari, «nervi scioperti di un sistema che, pur dichiarando il giusto obiettivo di investire maggiormente sulla prevenzione e sulla presa in carico post-ospedaliera, spesso non riesce a metterlo in pratica».
PERSONALE E TRASPORTI. Se da un lato il sindacato non manca di riconoscere risultati positivi come la riorganizzazione dell’emergenza con 4 punti ambulanza e la dialisi a domicilio, dall’altro chiede di intensificare gli sforzi per potenziare realmente il territorio, anche attraverso nuove assunzioni. Sempre sul versante personale, preoccupa anche il fatto che l’allargamento territoriale dell’Aas 3 abbia comportato un maggiore investimento sulle figure di coordinamento e direzione, a scapito degli organici diretti. Organici che scontano anche il fatto che il 13% degli operatori lavori part-time, spesso forzato; che quasi il 26% presenta inidoneità alle mansioni e che la ripresa delle assuznioni non basti a compensare l’esodo, a livello regionale, di oltre 1.000 addetti dal 2010, senza considerare le ore di straordinario non pagate e le ferie non godute. A ostacolare un’efficace riorganizzazione, inoltre, i ritardi nella messa in rete digitale tra gli ospedali di Tolmezzo e San Daniele e una rete di trasporti insufficiente a garantire un’integrazione reale e non penalizzante per i cittadini, a partire da quelli più anziani.
MEDICI DI BASE. Fondamentale per il successo della riforma, secondo i sindacati, il contributo dei medici di base. Di positivo, su questo versante, c’è l’adesione di 134 medici alle aggregazioni funzionali (Aft), la nascita di 4 centri di assistenza primaria (Tarvisio, Buja-Majano, Ovaro e Mortegliano) e la costituzione dei gruppi funzionali, che dovrebbe garantire l’attesa estensione degli orari di visita, riducendo la pressione su ospedali e pronto soccorso. I sindacati sollecitano però i medici e l’Aas 3 a un’informazione più capillare su queste iniziative e sul loro impatto, chiedendo anche una sede di confronto permanente con le organizzazioni di rappresentanza dei medici.