Poste bocciate dal Tar: si apra il confronto con comuni e sindacato
La Slc e la Cgil della provincia di Udine non possono che accogliere con favore la sentenza del Tar del Lazio sulla riapertura degli uffici postali del Fvg. Più volte, sia nei confronti dell’azienda che dell’opinione pubblica, anche con diversi volantinaggi nei comuni interessati, avevamo ribadito infatti la necessità di tutelare e difendere un servizio pubblico come quello che Poste italiane svolge sul territorio.
Il Tar afferma lo stesso principio, rimarcando che Poste esercita una funzione sociale che non può essere esercitata solo sulla base di criteri di sostenibilità economica, ma anche attraverso il confronto con gli enti locali, soprattutto quando si prospettano riorganizzazioni come quelle oggetto della sentenza. Come organizzazione sindacale continueremo pertanto a batterci con forza in difesa degli uffici e dei posti di lavoro. Posti di lavoro che le scelte di Poste Italiane mettono sempre più in discussione, senza peraltro che venga dimostrato un reale beneficio economico legato alle riorganizzazioni decise, già deleterie sul piano sociale e della qualità dei servizi.
Coincidenza vuole che la sentenza del Tar arrivi proprio mentre il Governo sta rinviando la seconda tranche della collocazione di azioni di Poste italiane, che era prevista per ottobre. Oltre al ritiro del decreto, ci aspettiamo una riflessione vera sul tema della privatizzazione delle aziende pubbliche e dei suoi effetti non soltanto economici, ma anche sociali. Siamo e rimaniamo convinti, infatti, che un’azienda come Poste debba restare in mano pubblica, trovando nuovi strumenti per conciliare la sostenibiltà economica del gruppo con le finalità del servizio pubblico. Se Poste aprirà un dialogo su questo tema siamo convinti che le soluzioni si possano trovare, tanto a livello nazionale quanto su scala locale.
Il Tar afferma lo stesso principio, rimarcando che Poste esercita una funzione sociale che non può essere esercitata solo sulla base di criteri di sostenibilità economica, ma anche attraverso il confronto con gli enti locali, soprattutto quando si prospettano riorganizzazioni come quelle oggetto della sentenza. Come organizzazione sindacale continueremo pertanto a batterci con forza in difesa degli uffici e dei posti di lavoro. Posti di lavoro che le scelte di Poste Italiane mettono sempre più in discussione, senza peraltro che venga dimostrato un reale beneficio economico legato alle riorganizzazioni decise, già deleterie sul piano sociale e della qualità dei servizi.
Coincidenza vuole che la sentenza del Tar arrivi proprio mentre il Governo sta rinviando la seconda tranche della collocazione di azioni di Poste italiane, che era prevista per ottobre. Oltre al ritiro del decreto, ci aspettiamo una riflessione vera sul tema della privatizzazione delle aziende pubbliche e dei suoi effetti non soltanto economici, ma anche sociali. Siamo e rimaniamo convinti, infatti, che un’azienda come Poste debba restare in mano pubblica, trovando nuovi strumenti per conciliare la sostenibiltà economica del gruppo con le finalità del servizio pubblico. Se Poste aprirà un dialogo su questo tema siamo convinti che le soluzioni si possano trovare, tanto a livello nazionale quanto su scala locale.