Edilizia, altri 1.200 posti persi nel 2014. La metà  a Udine

Mille imprese e cinquemila posti persi dall’inizio della crisi. Purtroppo senza segnali di inversioni di tendenza quest’anno, visto e condiderato che sono ben 1.200 i posti, di cui oltre 600 nella sola provincia di Udine, e 121 le imprese, che l’edilizia ha perso solo nella prima metà  di quest’anno. Numeri da brivido, quelli delle costruzioni, che anche in Friuli Venezia Giulia resta il settore più colpito dalla crisi, come confermano anche i 3 milioni di ore di Cig già  autorizzate quest’anno, in lieve crescita (+1,2%) sul 2013.
PROTESTA. A denunciarlo i sindacati di categoria Fillea-Cgil, Flca-Cisl e Feneal-Uil, che questa mattina hanno organizzato un presidio a Trieste, sotto la sede del Consiglio regionale:  una manifestazione indetta nell’ambito della giornata di protesta indetta per oggi a livello nazionale dalle tre sigle, ma carica di connotazioni anche locali, come spiegano i segretari Emiliano Giareghi (Fillea), Gianni Barchetta (Filca) e Mauro Franzolini (Feneal). «Lo stato di paralisi delle opere pubbliche causato dal patto di stabilità  ““ dichiarano ““ è un problema non soltanto per il settore e i suoi addetti, ma per il territorio, come è emerso in maniera drammatica in occasione della recente ondata di maltempo. Il blocco dei cantieri, che penalizza anche i Comuni virtuosi, verrà  pagato con gli interessi, perché come sempre accade quando non si investe sulla sicurezza del territorio e del patrimonio residenziale pubblico».
SOS BUROCRAZIA. Ad aggavare gli effetti della crisi e del patto di stabilità  anche una burocrazia che troppo spesso rallenta o frena addirittura gli investimenti privati, come nel caso del progetto Grado 3, ancora fermo al palo per il ricorso al Tar della Soprintendente contro il via libera deciso a giugno in sede di Conferenza dei servizi e firmato dalla Regione. «Uno stop inaccettabile ““ secondo i sindacati ““ perché il progetto, modificato per ben tre volte dopo la sua stesura iniziale, ha seguito tutto l’iter necessario a contemperare i diversi interessi in campo. Non ultimo quello dell’impulso economico e occupazionale di un progetto che garantirebbe centinaia di posti di lavoro nei tre anni di realizzazione e 700 a regime».
PRIORITÀ. Allentamento del patto di stabilità  per sbloccare le opere dei comuni, avvio degli interventi più urgenti per la salvaguardia del territorio, accelerazione delle infrastrutture strategiche, sostegno agli interventi ambiental e di recupero dei centri urbani, perché il futuro del settore non può più essere quello delle cementificazione selvaggia. E stop agli appalti al massimo ribasso, che favoriscono la concorrenza sleale, il lavoro nero e l’evasione fiscale e contributiva. Queste le priorità  sulle quali i sindacati di categoria chiedono un impegno anche a livello regionale. Senza dimenticare la richiesta di copertura, anche per il 2015, dell’indennità  di disoccupazione per i lavoratori del comparto, varata da luglio e cofinanziata da Regione e casse edili, con risorse pubbliche pari al 70% della dotazione complessiva. «Una misura difensiva ““ spiegano ancora i segretari ““ ma che va confermata per garantire un piccolo aiuto (800 euro una tantum, ndr) per le centinaia di operai edili che continuano a perdere il posto e che non hanno, vista la situazione del settore, concrete prospettive di ricollocamento nel breve periodo».